da Voragini e appigli:
Ciascuno la propria tristezza
se la compra dove vuole
Antonia Pozzi
Vorrei porgermi ramo
che svirgola nell’aria
torce e s’annoda e impatta
col fusto decrescente
ed i suoi bracci in fiore
e non la dritta strada
che volge e si difila
senza varchi d’uscita
Monotono fluire
è il cordame dei passi
puntati a barra dritta
verso la meta esclusa
***
Ma poi che primavera ogni corolla
dischiuse con le mani di velluto
Giudo Gozzano
Ho del sale negli occhi
e raspe fra i capelli
come similitudine
di questo tempo frusto
che buttera speranze
e scava fino all’osso
Ma torneranno giubili
e danze nei cortili
per i giovani affranti
se si reincarna il tempo
ma noi non ci saremo)
***
Quello che qui m’aspetto invano
è una visita un evento
Bartolo Cattafi
Pericolo scampato
rimango in questa casa
dall’arredo vintage
e i girasoli finti
Come calda placenta
continueranno a stare
questi muri d’attorno
che assai hanno veduto
tra spifferi e tepori
i miei passi sguarniti
e i timori patiti
per riscaldare i figli
cresciuti a pane e labbra
se uno sguardo al soffitto
era un soccorso schiuso
verso il cielo
Gli squali che laggiù solcano il golfo
presto fra loro si faranno a brani
Vittorio Sereni
Come d’un formicaio
salgono avvocatini
ed attaché discendono
avanzano i soloni
carichi di dottrina
e principi del foro
con nere toghe al braccio
mezze maniche arrancano
nell’alto dei ripiani
e cartigli sospinti
come frutta ai mercati
E’ una torma che spia
rivalse e contenzioni
ragioni da inventare
tra plausi e sgomenti
ma tutto resta incerto
affidando al rouge ou noir
i litigi del mondo
Su Voragini e appigli di Nicola Romano hanno scritto, tra gli altri:
In mezzo a tanta confusione di stili, di forme e soprattutto di contenuti, se arriva e si leggono versi come quelli di “Voragini e appigli” qualche orizzonte si rasserena. La poesia non è un salto nel nulla,e Nicola Romano, da sempre, è della schiera di quelli che intendono seriamente fare poesia. Il suo occhio è piantato sul mondo che viviamo, che non è un bel mondo e che proprio per questo richiede una partecipazione impegnata, non occasionale, quanto meno sfuggente. (Melo Freni)
Nella dimensione macrostorica in cui è immerso, Nicola Romano si ritaglia la sua microstoria, camminando sulle parallele come saggio equilibrista. Una pensosità quieta e consapevole lo accompagna al centro di quell’età che non è più di facili incantamenti e non è ancora di resa senza resistenza; la spaccatura fra il poeta e la società non sarà mai definitiva nella misura in cui egli continuerà ad avvertirne le tensioni. (Anna Maria Bonfiglio)
Poesia che ha una straordinaria continuità di ritmo e di struttura e, contemporaneamente, una singolare varietà e ricchezza di situazioni, vicende, giudizi ora ironici, ora amari, ora commossi, di sentenze, di “trouvailles” improvvise, fascinose. (Giorgio Bàrberi Squarotti)
In questa nuova raccolta c’è il corpo a corpo tra Nicola Romano e il suo recente lavorio poetico. Idea d’abisso che, come per Arcangioli, ammalia il cercatore, crea dissonanze. In questa raccolta il verso s’è ancor più essiccato, pur tra grumi di giochi fonematici o metriche sonorità, in assenza di punti o in paure placate nella misura quieta trasfusa dall’Autore. Le sue parole sono icastiche sembianze, “cordame di passi” verso un destino dell’uomo che sembra essersi smarrito tra “arbusti e acquitrini”. (Aldo Gerbino)
Versi pregevoli e delicati. Lodevole è il rispetto per la tradizione metrica, per la configurazione degli endecasillabi, limpida e melodica. Sono poesie attente alle cose e agli uomini. (Alessandro Fo)
Note biobibliografiche:
Nicola Romano risiede a Palermo, dove è nato nel 1946. Giornalista pubblicista, dal 1987 al 1996 è stato condirettore del periodico “insiemenell’arte” e attualmente collabora a quotidiani e periodici con articoli d’interesse sociale e culturale. Con opere edite ed inedite é risultato vincitore di diversi concorsi nazionali di poesia, tra cui il “Rhegium Julii”, il “Città di Como”, il “Giorgio La Pira”, “Sìlarus”, “Poesia in Aspromonte”, “Anteka”, “Emilio Greco”, “La Recherche,2015”, “Alda Merini-Brunate (Co)”. Alcuni suoi testi hanno trovato traduzione su riviste spagnole, irlandesi e romene. Nel 1997 ha partecipato, su invito, ad incontri di poesia in Irlanda insieme all’attrice Mariella Lo Giudice ed ai poeti Maria Attanasio e Carmelo Zaffora, con lettura di testi a Dublino, Belfast, Letterkenny e Londonderry. Nel 1984 l’Unicef ha adottato un suo testo come poesia ufficiale per una manifestazione sull’infanzia nel mondo svoltasi a Limone Piemonte. Con il circuito itinerante de “La Bellezza e la Rovina” ha partecipato a letture insieme a noti poeti italiani.
Tra le sue ricerche, particolare attenzione ha prestato ai poeti Vittorio Bodini, Raffaele Carrieri, Leonardo Sinisgalli, Giorgio Caproni, Alfonso Gatto ed allo scrittore Antonio Russello.
Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesia:
I faraglioni della mente (Ed. Vittorietti, 1983);
Amori con la luna (Ed. La bottega di Hefesto, 1985) con prefazione di Bent Parodi;
Tonfi (Ed. Il Vertice, 1986);
Visibilità discreta (Ed. del Leone, 1989) con prefazione di Lucio Zinna;
Estremo niente (Ed. Il Messaggio, 1992) con una nota di Melo Freni;
Fescennino per Palermo (Ed. Ila Palma, 1993);
Questioni d’anima (Ed. Bastogi, 1995) con prefazione di Aldo Gerbino;
Elogio de los labios (Ed. C.Vitale, Barcelona, 1995);
Malva e Linosa, haiku, (Ed. La Centona, 1996) con prefazione di Dante Maffìa;
Bagagli smarriti (Ed. Scettro del Re, 2000) con prefazione di Fabio Scotto;
Tocchi e rintocchi (Ed. Quaderni di Arenaria, 2003) con prefazione di Sebastiano Saglimbeni;
Gobba a levante (Ed. Pungitopo, 2011) con prefazione di Paolo Ruffilli;
Voragini ed appigli (Ed. Pungitopo, 2016) con prefazione di Giorgio Linguaglossa
(Articolo a cura di Patrizia Sardisco)