Sul Pontile con Nicola Romano

 

Nicola_Romano
Nicola Romano

 

da Voragini e appigli:

Ciascuno la propria tristezza
se la compra dove vuole
Antonia Pozzi

Vorrei porgermi ramo
che svirgola nell’aria
torce e s’annoda e impatta
col fusto decrescente
ed i suoi bracci in fiore
e non la dritta strada
che volge e si difila
senza varchi d’uscita
Monotono fluire
è il cordame dei passi
puntati a barra dritta
verso la meta esclusa

***

Ma poi che primavera ogni corolla
dischiuse con le mani di velluto
Giudo Gozzano

Ho del sale negli occhi
e raspe fra i capelli
come similitudine
di questo tempo frusto
che buttera speranze
e scava fino all’osso
Ma torneranno giubili
e danze nei cortili
per i giovani affranti
se si reincarna il tempo
ma noi non ci saremo)

***

Quello che qui m’aspetto invano
è una visita un evento
Bartolo Cattafi

Pericolo scampato
rimango in questa casa
dall’arredo vintage
e i girasoli finti
Come calda placenta
continueranno a stare
questi muri d’attorno
che assai hanno veduto
tra spifferi e tepori
i miei passi sguarniti
e i timori patiti
per riscaldare i figli
cresciuti a pane e labbra
se uno sguardo al soffitto
era un soccorso schiuso
verso il cielo

Gli squali che laggiù solcano il golfo
presto fra loro si faranno a brani
Vittorio Sereni

Come d’un formicaio
salgono avvocatini
ed attaché discendono
avanzano i soloni
carichi di dottrina
e principi del foro
con nere toghe al braccio
mezze maniche arrancano
nell’alto dei ripiani
e cartigli sospinti
come frutta ai mercati
E’ una torma che spia
rivalse e contenzioni
ragioni da inventare
tra plausi e sgomenti
ma tutto resta incerto
affidando al rouge ou noir
i litigi del mondo

Nicola Romano copertina.jpg

Su Voragini e appigli di Nicola Romano hanno scritto, tra gli altri:

In mezzo a tanta confusione di stili, di forme e soprattutto di contenuti, se arriva e si leggono versi come quelli di “Voragini e appigli” qualche orizzonte si rasserena. La poesia non è un salto nel nulla,e Nicola Romano, da sempre, è della schiera di quelli che intendono seriamente fare poesia. Il suo occhio è piantato sul mondo che viviamo, che non è un bel mondo e che proprio per questo richiede una partecipazione impegnata, non occasionale, quanto meno sfuggente. (Melo Freni)

Nella dimensione macrostorica in cui è immerso, Nicola Romano si ritaglia la sua microstoria, camminando sulle parallele come saggio equilibrista. Una pensosità quieta e consapevole lo accompagna al centro di quell’età che non è più di facili incantamenti e non è ancora di resa senza resistenza; la spaccatura fra il poeta e la società non sarà mai definitiva nella misura in cui egli continuerà ad avvertirne le tensioni. (Anna Maria Bonfiglio)

Poesia che ha una straordinaria continuità di ritmo e di struttura e, contemporaneamente, una singolare varietà e ricchezza di situazioni, vicende, giudizi ora ironici, ora amari, ora commossi, di sentenze, di “trouvailles” improvvise, fascinose. (Giorgio Bàrberi Squarotti)

In questa nuova raccolta c’è il corpo a corpo tra Nicola Romano e il suo recente lavorio poetico. Idea d’abisso che, come per Arcangioli, ammalia il cercatore, crea dissonanze. In questa raccolta il verso s’è ancor più essiccato, pur tra grumi di giochi fonematici o metriche sonorità, in assenza di punti o in paure placate nella misura quieta trasfusa dall’Autore. Le sue parole sono icastiche sembianze, “cordame di passi” verso un destino dell’uomo che sembra essersi smarrito tra “arbusti e acquitrini”. (Aldo Gerbino)
Versi pregevoli e delicati. Lodevole è il rispetto per la tradizione metrica, per la configurazione degli endecasillabi, limpida e melodica. Sono poesie attente alle cose e agli uomini. (Alessandro Fo)

Note biobibliografiche:

Nicola  Romano risiede a Palermo, dove è nato nel 1946. Giornalista pubblicista, dal 1987 al 1996 è stato condirettore del periodico “insiemenell’arte” e attualmente collabora a quotidiani e periodici con articoli d’interesse sociale e culturale. Con opere edite ed inedite é risultato vincitore di diversi concorsi nazionali di poesia, tra cui il “Rhegium Julii”, il “Città di Como”, il “Giorgio La Pira”, “Sìlarus”, “Poesia in Aspromonte”, “Anteka”, “Emilio Greco”, “La Recherche,2015”, “Alda Merini-Brunate (Co)”. Alcuni suoi testi hanno trovato traduzione su riviste spagnole, irlandesi e romene. Nel 1997 ha partecipato, su invito, ad incontri di poesia in Irlanda insieme all’attrice Mariella Lo Giudice ed ai poeti Maria Attanasio e Carmelo Zaffora, con lettura di testi a Dublino, Belfast, Letterkenny e Londonderry. Nel 1984 l’Unicef ha adottato un suo testo come poesia ufficiale per una manifestazione sull’infanzia nel mondo svoltasi a Limone Piemonte. Con il circuito itinerante de “La Bellezza e la Rovina” ha partecipato a letture insieme a noti poeti italiani.
Tra le sue ricerche, particolare attenzione ha prestato ai poeti Vittorio Bodini, Raffaele Carrieri, Leonardo Sinisgalli, Giorgio Caproni, Alfonso Gatto ed allo scrittore Antonio Russello.
Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesia:
I faraglioni della mente (Ed. Vittorietti, 1983);
Amori con la luna (Ed. La bottega di Hefesto, 1985) con prefazione di Bent Parodi;
Tonfi (Ed. Il Vertice, 1986);
Visibilità discreta (Ed. del Leone, 1989) con prefazione di Lucio Zinna;
Estremo niente (Ed. Il Messaggio, 1992) con una nota di Melo Freni;
Fescennino per Palermo (Ed. Ila Palma, 1993);
Questioni d’anima (Ed. Bastogi, 1995) con prefazione di Aldo Gerbino;
Elogio de los labios (Ed. C.Vitale, Barcelona, 1995);
Malva e Linosa, haiku, (Ed. La Centona, 1996) con prefazione di Dante Maffìa;
Bagagli smarriti (Ed. Scettro del Re, 2000) con prefazione di Fabio Scotto;
Tocchi e rintocchi (Ed. Quaderni di Arenaria, 2003) con prefazione di Sebastiano Saglimbeni;
Gobba a levante (Ed. Pungitopo, 2011) con prefazione di Paolo Ruffilli;
Voragini ed appigli (Ed. Pungitopo, 2016) con prefazione di Giorgio Linguaglossa

(Articolo a cura di Patrizia Sardisco)

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Nicola Romano
Sul Pontile con Nicola Romano

Sul Pontile con Ivano Mugnaini

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Ivano Mugnaini

 

In fondo
In fondo, alla fine di tutto
questo schifo insulso e violento
resterà un alito leggero, la gonna
di una ragazza bellissima
che ci passa accanto pensando
alle sue storie, ai suoi amori,
e ci considera ostacoli
di scarsa consistenza, fiori finti
in un vaso di plastica marrone.
Resterà un manifesto su un muro
accanto alla pubblicità di uno spettacolo
scaduto, un circo passato via,
un volantino sbiadito.
Resteranno due date casuali,
un inizio e una fine, e sotto due vecchi
che leggono, venti minuti per ogni riga,
uno sguardo fisso, insondabile.
Impossibile dire se sia una specie
di pianto o il ghigno malcelato
di chi può dire ti ho fregato, sono
ancora qui.
Prego solo per questo: non mettete
il mio nome su quel manifesto.
Questo solo chiedo, quando arriverò
in fondo al tragitto mettete al posto
del mio nome un racconto
senza senso, una vicenda tragica che faccia
ridere, una faccia folle, tremenda,
e quindi buona, che ti prende
piano la mano
e ti trascina via.

* * *

L’attesa è già cronaca
L’attesa è già cronaca,
commento ironico o retorico,
la diretta è immagine d’archivio,
innocua, superata
come un goal di Schiaffino
nella nebbia del bianco e nero
di un Maracanà distante
quasi un secolo.
Tra non molto non sapremo
più nemmeno dire
chi ha vinto, come e perché,
se la ferita sulla spalla
del difensore fu inferta o subita,
beffa o pena, se poteva e doveva
essere presa un po’ più a cuore
l’escursione in terra americana.
Davanti a qualche bar
la moviola della vita
diventerà una risata fuori tempo,
la danza del portiere superato
da un pallone lento e da una strana
malinconia affogata in un caffè corretto.
La chiave, forse, allora, è
nello sguardo diritto e cupo
della megera che passa, ci guarda
e scuote la testa.
Non ci resta che ridere più forte
e controllare se la tappa del Tour
è già cominciata.
Avvincente o noiosa, onesta
o drogata, è una tappa in salita;
bisogna seguirla
pedalata dopo pedalata.

* * *

Il cinema estivo

Il cinema estivo all’aperto
i vecchi del quartiere
lo ascoltano dal parapetto
del fosso.
Seduti uno accanto all’altro,
come pronti per la fucilazione,
contenti del piombo delle macchine
che lacerano il buio.
Non hanno i soldi per il biglietto.
O forse preferiscono non vedere,
parlano, più da soli che con gli altri,
e ascoltano nell’acqua stagnante,
guizzi di pesci sporchi, inguardabili,
contenti del fango, le squame aperte
a respirare sembianze di sorrisi.
Malinconia nei visi e nelle mani:
rivedono fotogramma dopo fotogramma,
il loro film, il mitra che falcia la Magnani,
le gambe della Mangano, il riso
della Loren che accende nel corpo
e nel cuore un sole mai spento.
È questo il loro trucco, il loro
effetto speciale: restano fuori
a ridare poesia alla poesia, vita
alla vita. Noi, facciamo la fila
per vedere la commedia di Natale
in salsa estiva.

 

* * *
Il non amore

 

Forse proprio quando comprendi meno
scorgi una chiave, ed è consolazione
sapere che niente si apre, nessuno
squarcio di luce; di nuovo tace il corpo
e solo il tempo si muove assieme al sangue
intravisto in fotogrammi ingurgitati
assieme a un piatto di cibo che scordi
prima di averlo metabolizzato.
Tra foga e sgomento, fame e apatia,
diventi silenzio che strozza senza rabbia
la parola, passato che non sai scacciare.
E perdi il senso dello sguardo, la mano,
il sudore, la voce che si insinua nella gabbia
e la frantuma, bocca spalancata, schiuma
di folle che sa bene quanto sia amaro
il non amore.

 

* * *

 
Chissà quale galassia lontana

 

Hai ascoltato solo tu, distesa sopra
di me, il battito del mio cuore. Chissà
se hai sentito fragore di pietre in frantumi
o la brezza di un prato. Vorrei soltanto che,
anche dopo la morte, restassimo abbracciati,
sorridendo al fango e all’oro del tempo,
con sguardo sereno, a confermare all’amore
il suo predominio, privilegio dato in dono
agli uomini per compensare il fardello
della lapide.
Ma ora, con te sulla pelle e dentro le vene,
mi sento come un antico Etrusco, muto
e possente nel sarcofago di pietra liscia,
ancora viva, nel mistero di una lingua
condivisa solo dagli dei: placido nella quiete
della fragilità accettata e sconfitta: il sigillo
dell’amore ci legherà di passione salda,
costante, anche quando saremo nel vento
di chissà quale galassia lontana.

 

* * *
Il grado zero
Arriva un momento in cui tutto ciò
che rimane è attesa, sospensione,
grado zero della vita. Diventa colpa,
allora, perfino muovere le dita goffe
della speranza, dirigere il cuore verso
l’idea di un cielo chiaro, arioso, un morso
di pane, una briciola, un sorso residuo
di vino.
Ma più colpevole e più tenace è
l’udito, fisso sul legno della porta,
inchiodato, crocifisso, appeso
ad un battito, un tocco ansioso,
incerto, furtivo: forse il tonfo,
l’incedere cieco del destino;
forse il calore, sincero, di una mano.

***

 

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‘Lo specchio di Leonardo”, ultimo libro dell’Autore, è stato pubblicato da Eiffel Edizioni nel 2016.

 

 

Notizie biobibliografiche

”Sono nato a Viareggio e mi sono laureato a Pisa con una tesi sul teatro rinascimentale. Sono autore di romanzi, racconti, poesia e saggistica e scrivo critica letteraria e teatrale.

Ho partecipato nel corso degli studi universitari a seminari, in particolare di lingua, letteratura e traduzione, presso le Università di Pisa, Genova, Venezia, Londra, Nottingham e Lipsia. Ho frequentato alcuni corsi post-laurea di aggiornamento e specializzazione, dedicandomi per un periodo all’insegnamento. Ho curato traduzioni e  relazioni con ditte e privati per conto di un’azienda operante nel settore delle comunicazioni.

Collaboro con case editrici in qualità di redattore e curatore di note critiche, recensioni e schede riguardanti libri e volumi antologici. Scrivo per alcune riviste, sia cartacee che on line, tra cui “Nuova Prosa”, “Gradiva”, “Il Grandevetro”, “Italian Poetry Review”, “Doppiozero”,  “L’ Immaginazione”.  Collaboro con diverse case editrici in qualità di redattore e curatore di recensioni ed editing.
Curo il blog letterario “DEDALUS: corsi, concorsi, testi e contesti di volo letterario”, www.ivanomugnainidedalus.wordpress.com , in cui, oltre ai miei lavori, pubblico, con un commento introduttivo, liriche e prose di alcune delle voci più significative del panorama letterario contemporaneo. Curo inoltre il sito www.ivanomugnaini.it .

Ho curato, dal 2000 al 2012, le rubriche “L’ombra del vero” e “Panorami congeniali” sul sito della Bompiani RCS, http://www.bompiani.rcslibri.it/speakerscorner , al cui interno ho proposto miei racconti e “rivisitazioni” in forma di racconto di film e classici letterari.

I miei testi sono stati letti e commentati più volte in trasmissioni radiofoniche di Rai – Radiouno e da alcune televisioni regionali e nazionali. Collaboro, sia come autore che come consulente, con varie case editrici.

 

Alcuni miei testi sono stati inseriti nella rassegna di spettacoli del Gruppo Teatrale STED  di Modena diretto dai registi Davide Bulgarelli e Tony Contartesi. Gli spettacoli dai titoli “Confessioni”, “La carne” e “Le nozze” sono stati proposti in prima nazionale a Modena e in seguito rappresentati a livello nazionale.

Ho collaborato come autori di testi e recensioni, con diverse associazioni culturali, tra cui l’Associazione “AstrolabioCultura” di Pisa, diretta da Valeria Serofilli. Nel corso delle ultime stagioni sono stati presentati presso lo storico Caffè letterario dell’Ussero di Pisa scrittori, poeti e case editrici e  sono stati realizzati spettacoli di prosa e recitazioni di poesie, così come perfomances a tema dedicate ad artisti e letterati, tra cui Van Gogh, Rimbaud, Verlaine, Campana ed altri.

Ho presentato mie prose e liriche all’interno di manifestazioni e rassegne artistico-letterarie nazionali tra cui “Versinguerra” e “Bunker Poetico” , e brani letterari abbinati ad opere artistiche all’interno della Biennale d’Arte di Venezia.

Ho partecipato inoltre con testi e saggi alle serate organizzate dalla rivista “La Clessidra” di Alessandria incentrate su letture e dibattiti sulla letteratura contemporanea.

Sono autore di racconti premiati o segnalati in concorsi letterari, tra i quali: Premio  “Nuove Lettere”, giuria presieduta da Alberto Bevilacqua, organizzato dall’  Istituto Italiano di Cultura (NA); Premio “Eraldo Miscia – Città di Lanciano”  Giuria: Giuseppe Cassieri, Vincenzo Consolo; Premio “Città di Sassuolo”, giuria: Edmondo Berselli; Premio “Luigi Antonelli – Castilenti”  (TE) giuria: Walter Mauro, Umberto Russo;  Premio “I Siracusani”  (SR), giuria presieduta da Andrea Camilleri; Premio “Memoria del Mare” (IM) giuria presieduta da Gina Lagorio e Giuseppe Conte; “Premio “D. Rea” (FI) giuria presieduta da Giorgio Saviane.

Ho pubblicato le raccolte di racconti LA CASA GIALLA e L’ALGEBRA DELLA VITA, i romanzi IL MIELE DEI SERVI e  LIMBO MINORE  e i libri di poesie CONTROTEMPO, INADEGUATO ALL’ETERNO e IL TEMPO SALVATO. Il mio racconto DESAPARECIDOS è stato pubblicato da Marsilio e il mio racconto UN’ALBA è stato pubblicato da Marcos Y Marcos. Di recente pubblicazione i miei romanzi IL SANGUE DEI SOGNI e LO SPECCHIO DI LEONARDO.

Tra i critici ed autori che si sono occupati della mia attività letteraria: Vincenzo Consolo, Gina Lagorio, Roberto Pazzi, Giorgio Bàrberi Squarotti, Alberto Bevilacqua, Luigi Fontanella, Paolo Maurensig, Elio Pecora, Maria Luisa Spaziani, Giorgio Saviane, Michele Dell’Aquila, Walter Mauro e altri.

Dal 2014 collaboro pubblicando articoli e curando la rubrica “Viaggi al Centro dell’Autore” con i seguenti magazine culturali e di critica cinematografica, blog e periodici, sia cartacei che on line:
– Il Quorum – Rome Central – Quarto Potere – Luoghi d’Autore – Caffè Orchidea – Letteratour – Turismo Letterario – Arte e luoghi – Libera il libro – Itinerari Letterari”

(Ivano Mugnaini)

 

 

(Articolo a cura di Alba Gnazi)

Sul Pontile con Ivano Mugnaini

Sul Pontile con Luciano Nota

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Luciano Nota

Poesie Inedite

 

PALLIDA ATTESA

 

Se ti aspetto al tratturo
è per vedermi ancora imberbe.
Diventare tu urlo delle stelle
di giorno non scalfito dalle tenebre.
Ricordo che portata di lupa
quel liquido che fluiva nel ventre.
Ricordo il vecchio scritto
sul libretto dell’esistenza.
Eccolo, è una pallida attesa:
“Non ti cerco oggi, sappi
che ci rivedremo tra qualche anno
e nove mesi di ricordi.
Non posso più accoglierti di giorno.
Sono morta, e non ho forza di acconciarti.”.

 

 

 

 

 

 

L’INIZIO DEL GIORNO

 

Sei lì crocifisso
al fardello dei secondi
sull’asino annodato.
Volteggiano le strade
le giostre, i soli senza meta
che accecano le ciglia.
Che lotta! Una guerra di mazze
e piaghe esposte ai balconi
vedove di una lingua universale.
Non è facile lo scontro
né rimuovere la brace.
Ci si muove a disco
procedendo nel forno.
È l’inizio del giorno.
 

ACCETTURA

 

Fummo ciuffi.
Uno dopo l’altro
in alcun punto poté posarsi il polline.
Fu lo spazio più ristretto,
l’attimo che avvita la luce
il colore.
Chi ti ha lasciato
ha una lenta agonia,
nel costato un senso di chi è stato
sosta e sostanza.
I morti sono i tuoi rami.
Ma non è più stretta quella gabbia
se con un sibilo richiama
l’allodola e l’acquasanta.

 

***

NOTIZIE BIOBIBLIOGRAFICHE (Tratte da http://www.lucianonota.it)

 

 

Formazione artistica

 

Luciano Nota è nato ad Accettura in provincia di Matera. E’ laureato in Pedagogia ad indirizzo psicologico e in Lettere Moderne. Vive e lavora a Pordenone svolgendo l’attività di Educatore. Sue prime poesie sono state pubblicate su varie riviste letterarie.

 

Valutazione artistica

 

Sulla sua produzione poetica hanno scritto, tra gli altri:Giovanni Caserta, Elisa Davoglio, Giorgio Bàrberi Squarotti, Cesare Viviani, Paolo Ruffilli, Giorgio Linguaglossa, Antonio Spagnuolo, Luciano Nanni, Flavia Lepre, Nazario Pardini, Dante Maffia, Abele Longo, Marco Onofrio, Michele Rossitti, Ennio Abate, Anna Maria Curci.

I quotidiani: la Gazzetta del Mezzogiorno, il Gazzettino, il Messaggero Veneto, la Nuova del Sud, il Quotidiano, Basilicata 24 ecc.

 

 

Bibliografia

 

“Intestatario di assenze” (Campanotto 2008), “Sopra la terra nera” (Campanotto 2010), “Tra cielo e volto”(Edizioni del Leone 2012, prefazione di Paolo Ruffilli, postfazione di Giovanni Caserta), “Dentro” (Associazione culturale LucaniArt Onlus, 2013, prefazione di Abele Longo). Sue prime poesie sono state pubblicate su varie riviste letterarie e in diverse antologie: “Solo buchi in un barattolo” (Ibiskos- Ulivieri 2011, a cura di Aldo Forbice), “Poesie del nuovo millennio” (Aletti 2011), “Arbor poetica” (LietoColle 2011), “Dedicato a…Poesie per ricordare” (Aletti 2011), “Parole in fuga” (Aletti 2011), “Tra un fiore colto e l’altro donato” (Aletti 2012), “Agenda 2012” (Ibiskos-Ulivieri), “Verba Agrestia” (LietoColle 2012)., “Le strade della poesia ” (Delta 3 Edizioni, 2012), “Le strade della poesia” (Delta 3 – 2013 -),”La migliore produzione poetica dell’ultimo ventennio 1990 – 2012, (Kairòs Edizioni, 2013, a cura di Ninnj Di Stefano Busà e Antonio Spagnuolo), il saggio critico “Dopo il Novecento” di Giorgio Linguaglossa(Società Editrice Fiorentina, 2013), “L’Amore ai tempi della collera”( LietoColle, 2014). Nella trasmissione di Rai RadioUno Zapping a cura di Aldo Forbice sono state ospitate molte sue liriche. E’ presente sul blog di Poesia Rainews24 a cura di Luigia Sorrentino, sul blog di Nazario Pardini “Alla volta di Leucade”, il blog “Poetrydream”di Antonio Spagnuolo, il blog “Moltinpoesia”, “LucaniArt Magazine”, “Il giardino dei poeti”,”WordSocialForum” “Sagarana” rivista letteraria a cura di Julio Monteiro Martins, “Neobar”, “Poesia2.0”, “La Poesia e lo Spirito”, “Patria Letteratura”: Rivista internazionale di lingua e letteratura, “Poetarum Silva”, 2 liriche sul sito di RaiRadioTre. Una sua lirica è stata ospitata nella trasmissione “L’uomo della notte” sezione “Poetando” condotta da Maurizio Costanzo.

 

 

Attestati / Premi

 

  1. 1° classificato al premio internazionale di poesia “Accademia città di Udine.

 

  1. 7° posto, su una rosa di 400 poeti, al 3° Concorso nazionale di poesia Zapping “L’amore, la libertà, i diritti umani”. Rai RadioUno Zapping a cura di Aldo Forbice.

 

  1. Premio speciale della giuria alla 7° Edizione “Premio Internazionale di Poesia Don Luigi Di Liegro”, Roma

 

(Fonte immagine: http://www.gigarte.com)

 

 

(Articolo a cura di Alba Gnazi)

 

Sul Pontile con Luciano Nota

Sul Pontile con Antonino Caponnetto

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Antonino Caponnetto

 

 

FIGLIO, QUANDO HO PAURA

(testo inedito)

 

Figlio, quando ho paura

non della mia ma della tua paura,

è segno che il pericolo

per te sono io stesso.

 

Della parte malevola del mondo

conosco molte cose, forse tutte.

Ma pazienza e coraggio abiteranno

da questo istante sempre qui nel cuore.

 

Questo sarà il mio spendermi

per te come per quelli

che mi sono fratelli

o figli a loro modo necessari.

 

Questo sarà il mio dono

al futuro del mondo

affinché dello Spirito qualcosa

rimanga, oltre la polvere cui dovrò ritornare.

 

(27 marzo 2016)

 

 

 

 

***

 

 

MALGRADO I COLPI, LE FERITE, I MORTI

(testo inedito)

 

I

 

Ricoperto di maschere gioviali

avanza il Gran Borioso. Prende posto

fra i tanti addetti al peggio. Viene a dare

la ‘lectio magistralis’ tanto attesa.

 

Il suo machiavellismo è bruto e scaltro.

Sa di sangue, di morte, di tormenti.

Di violenze insondabili, segrete.

 

 

II

 

C’è forse chi già crede che, per questo,

il manto nero della mezzanotte

possa fare più fitte le sue maglie

intorno a nostri corpi solo per caso vivi?

 

Cchiù scuru ’i menzannotti non pò ffari!

Si dice così là dove si parla

giorno per giorno la mia lingua madre.

 

 

III

 

Spetta ai giovani farlo

un fuoco in mezzo al buio?

 

Sì! Ma spetta a noi vecchi

insegnarglielo bene.

 

A illuminare quel che non si vede

a dotarsi di pile di lucerne

di led lanterne fiaccole fanali.

 

Per fare luce in questa mezzanotte,

finché non venga forse il nuovo giorno,

malgrado i colpi, le ferite, i morti.

 

 

IV

 

Dopo, soltanto dopo

potremo riposare.

 

(16 novembre 2015)

 

 

 

 

***

 

 

LONTANO, A SUD

 

 

I

 

Lungo i sottili argini dei fossi

scorre il nastro d’asfalto della strada

di lì si va fino alla piazza grande

 

nel centro della piazza presidiata

stanno gli economisti moltitudine cieca

apatica ai suicidi alle disperazioni

 

in larghissimo cerchio militari

schierati

pronti all’evenienza estrema.

 

II

 

Cuore del campo verde.

Un vecchio legge ‘Krisis’

di Hesse. Ha la mia faccia.

 

Tu, distratta dal vento,

non te ne accorgi, vai.

 

Contrasto dei percorsi.

Strada ignota.

 

In un viavai di folla indaffarata

t’immergi fino a perderti.

 

Domani

dirai che un grande crescere

nessuno può ignorarlo.

 

III

 

Come un dolore indenne alla morfina

si fa enorme lo spazio,

il vuoto fra noi due,

 

mentre lontano, a sud,

l’occhio del sole

guarda scendere il falco sulla preda.

 

 

(12 novembre 2015)

***

 

Due poesie dalla raccolta ”Agonie della luce”, Pellicano 2015

 

 

SENZA TITOLO (p.27)

 

 

 

La verità che tante volte inseguo

è quella inafferrabile

di un dormiveglia quando è quasi l’alba,

perturbante pensiero e desiderio

che il risveglio cancella in un istante.

La cerco sul tuo viso mentre dormi.

E tu ti sveli come un singhiozzo.

Un nodo in gola, un vuoto, una morte.

 

 

 

***

 

 

ISTANTE (p.25)

 

 

 

Occhi a notte scintillano

nel fitto del fogliame

aghi pungenti il buio

come minime stelle

 

Ignara tu soppesi e investi e squarci

le oscurità notturne anticipando

nel gioco il tuo croupier la sua destrezza

purché nessuno il trucco percepisca

 

Tanto a lungo dispersa fai ritorno

finalmente alla brezza meridiana

Un lampo si riflette in questo specchio

d’acque lacustri per un breve istante

 

forte del modo tuo d’esser donna

<<Come si può – ti chiedi – che io cambi

e muoia d’una vita disumana?>>

 

Da tempo il fuoco del tuo antico idioma

arde furente nel ferino cuore

al sangue giunge

scuote ogni fibrilla

 

Ma forse non morrai

Non moriremo

O forse molto

diverremo vecchi

 

 

***

 

Antonino-Caponnetto
Antonino Caponnetto

 

NOTIZIE BIOBIBLIOGRAFICHE

 

Antonino Caponnetto è nato a Catania, dove ha vissuto, salvo una breve pausa romana, fino al 1980. Dal 1981 vive a Mantova. Per l’Editore Campanotto ha pubblicato i due libri di poesie “Forme del mutamento” (1998) e “La colpa del re” (2002). Per le Edizioni Kolibris ha pubblicato la raccolta di versi “Miti per l’uomo solo” (2009). Per l’associazione culturale Pellicano, Roma, nella collana Inediti rari e diversi diretta da Beppe Costa e Igor Costanzo, ha pubblicato la silloge “Agonie della luce” (ottobre 2015). Suoi testi poetici sono stati radiotrasmessi e altri sono apparsi su rivista. Presso le Edizioni del Trito&Ritrito sono inoltre apparse (in limitato numero di copie destinate agli amici), quattro plaquettes: “A che serve?” (2001), “Le chiare strade” (2002), “Contromovenze” (2003) e “Petits cahiers pour la douleur du pauvre” (2005). Per la rivista “Zeta News”, dal 2002 al 2006, ha curato insieme a G. Sammito l’inserto “Atti Barbari”. Sia con altri che in proprio ha inoltre promosso e curato iniziative sulla poesia e, in particolare, sulla scrittura poetica. È presente in rete dal marzo 2012 con il blog Caponnetto-Poesiaperta. Suoi testi poetici, un intervento sulla poesia, due interviste e altro, sono leggibili anche online attraverso vari link. Non mancano le prefazioni e i contributi critici alle opere di giovani e meno giovani poeti.

 

Sul Pontile con Antonino Caponnetto

Sul Pontile con Maurizio Soldini

soldini
Maurizio Soldini (fotografia:Dino Ignani)

(Sei poesie inedite)

 

 

S’ANIMA LA PAROLA

 

un lampo il prato insonne del mattino
scopre le foglie recide la rugiada
scivola nei dettagli della luce

scabra la notte torna nell’oblio
s’accendono i colori sulle cime
muove il respiro s’anima la parola

avviene la ripresa dall’indugio
svolta svicola fugge dal passato
incede senza vento va s’appresta

la meta non conosce tempo e spazio
è lì soffre l’attesa ma sovviene
eterna e incide sulla pietra il volo

 

***

 

A PRIMAVERA

 

Il treno in corsa e il suo sbuffare roco
distanziano la curva dalla retta
nella scommessa sopra le rotaie.

Appalesa il gioco della sberla
un due tre stella fino allo sgomento
della rinuncia a individuarne l’eco.

Ecco il salterio della conversione
riudito sopra i monti della sera
quando il silenzio ode la neve.

Sapere il mulinare delle foglie
sul vetro delle scale di frontiera
nel mezzo di un capriccio a vento.

La porta schiude vette di correnti
nei giorni di riaccese primavere
tra lo sbocciare dei palpiti di viole.

E riannusare a giorni il gelsomino
che l’aria imbianca di sortite e attese
all’ombra delle case dei rondoni.

Sulla cimasa sbatte il volo della sera
e riempie di sentori impollinati
le sensazioni di una nuova litania.

 

***

 

DOVE ABITA L’ETERNO

 

io so che il sole piega
verso nebulose piagge
e stenta il suo percorso
come il mio andare avanti
incespicando tra tormenti e ire

lo so perché identifico
al presente quello che vedo
ma il sole non conosce
la notte che mi appare
lui tacito percorre la mia strada

e non si cura del cielo azzurro
oppure delle nuvole più nere
siamo distanti infatti nelle nostre forme
io uomo vagabondo nel presente
lui sempre fermo nel suo punto

attorno al quale abita l’eterno

 

***

 

ENTRANDO NEL BOUDOIR

 

È un profumo che solo ritorna
al mio olfatto selvaggio di uomo
quando penetro nell’andito
delle stanze segrete a te care
in cui mediti su quanto succede
nel mondo per trovare alchimie
di risposte da dare alla vita
come il fiore che scioglie
nell’aria effluvi di erotica narcosi.

 

***

 

LA RESILIENZA DELLA SERA

 

Sbattere il muso contro un vetro
capita spesso nell’indecisione
quando si cammina contro vento
e battono le ciglia alla rinfusa

dentro i pensieri a ostacoli
in una corsa al fulmicotone
verso una meta inaspettata
che sbarra il passo nella trasparenza.

Si fa visione allora quel che cela
la resilienza buia della sera
in una luce calda in calma piatta

dietro un portone di una casa
nella periferia di una città qualunque
usbergo per difendere il già perso.

 

***

 

WELTANSCHAUUNG

 

Sfavilla l’asfalto nel lindore
dopo l’acquazzone di fretta
al mezzodì di un giorno estivo.

Voci di riporto sui davanzali
escono e entrano in mischie
di fruscii e di baci dalla tramontana.

Starnazzo di stagioni incerte
si confonde nello spaesamento
dell’inconcluso spazio dell’inverno.

Fiumana di persone nella via
inonda gli argini del senso
a scapito della risolutezza.

Travolge inadempienza e scotto
l’abiura dell’autentica visione
confusa nella chiacchiera di strada.

 

***

 
 

NOTIZIE BIOBIBLIOGRAFICHE*

 

Maurizio Soldini è nato nel 1959 a Roma, dove vive e lavora.

Medico, filosofo e poeta, insegna Bioetica e svolge l’attività di clinico medico presso la “Sapienza” Università di Roma.

Ha all’attivo numerosi interventi, articoli e saggi anche su riviste internazionali.

Collabora con Riviste e quotidiani, in particolare ha collaborato come editorialista con il quotidiano Il Messaggero e ha collaborato e tutt’ora collabora con le pagine culturali oltre che come editorialista con il quotidiano Avvenire.

Collabora con diversi blog e pagine letterarie come Alla volta di Leucade.

Collabora piuttosto assiduamente, ormai da qualche anno, con LaRecherche.it, Rivista Letteraria on-line tra le più affermate e riconosciute.
Ha pubblicato diverse monografie tra cui: La bioetica e l’anziano (ISB, 1999), Argomenti di Bioetica (Armando, 1999 e 20022), Bioetica della vita nascente (CIC, 2001), Filosofia e medicina. Per una filosofia pratica della medicina (Armando, 2006), Wittgenstein e il libro blu (Mattioli 1885, 2009), Il linguaggio letterario della bioetica (Libreria Editrice Vaticana, 2012), Hume e la bioetica (Mimesis Edizioni, 2012).
Ha pubblicato le seguenti raccolte di versi: Frammenti di un corpo e di un’anima (Aracne, 2006), In controluce (LietoColle, 2009), Uomo. Poemetto di bioetica (LietoColle, 2010), La porta sul mondo (Giuliano Ladolfi Editore, 2011) e Solo per lei. Effemeridi baciate dal sole(LietoColle, 2013).

È presente, inoltre, in diverse antologie poetiche. Numerosi anche suoi interventi di critica letteraria. Ha fatto e fa parte di giurie in concorsi letterari.

*fonte: http://www.larecherche.it (link: Biografia di Maurizio Soldini)

Sul Pontile con Maurizio Soldini

Sul Pontile con Paolo Polvani

paolo polvani

 

Le margherite di Mozart

Le mani della pianista aderiscono
al perimetro della primavera.

Una matematica
successione di frasi disegna la bocca di Mozart.

Le dita schiudono un’adunata di margherite
dispiegano davanti a noi un tappeto di papaveri.

La pianista è agile e bruna, ha labbra
che inseguono la puntualità delle nuvole.

Il brivido del corpo sposa il suono
converte in paesaggio il flusso, la corrente.
Alberi dai profumi sonori
nascono dalle vene della notte.

La pianista stila un elenco completo d’inquietudini
chiama per nome le paure, un bosco
o una porta che sbatte.
Evidenzia un nudo bisogno di luce.

Fa di aprile un’arma che inaugura
campi di girasole.

***

Le clarinettiste della banda

Alle clarinettiste della banda aprile
porge nuovi alfabeti sulle labbra e avvolge
la scansione degli anni al ceppo della primavera.
Le clarinettiste costeggiano le occorrenze
del vento, l’impellenza dell’amore
e l’idea stessa di una geologia del corpo,
le mani frammentarie e il farneticare
luminoso dei capelli, le promesse di una fertilità
terrena, la continuità delle gambe.

Le precede il fiume di una musica rotonda
che si sgrana in forma d’ acini d’uva,
polpa d’anguria, si dissipa nel segreto dei chicchi
di una melagrana, si allarga nel respiro
di un’erba invaghita della luce.

***

L’ultima dimora di Tchiajkovski

Di Tchiajkovski abbiamo visto l’ultima dimora
passando in pullman di sfuggita
e ora è qui che ci abbaglia
ci fa lacrimare seduti
e dimenticare che ci ospita la pancia luccicante di un teatro.

Le passeggiate lungo i viali della Neva.
Le bocche che si cercano sono finestre sigillate
che scoprono i denti in un ghigno obliquo.
Queste sono le carezze che distribuisce il violino.

Le pozzanghere riflettono il cielo
di una profonda estate
cielo di velluto e smalto col fiato di uccelli fiduciosi.
Questi sono i vibranti schiaffi dei timpani.

I fulmini che scaglia il flauto si nutrono dei brividi
che costeggiano la vita come un mare perenne,
grigio e tormentato e austero Baltico,
solcato da battelli e dalle barbe dei loro capitani.

I caldi abbracci degli ottoni convergono all’ombra dei palazzi
interrogandosi sulla direzione della notte,
sui messaggi del vento,
sul moto ondoso delle morti e sul brulicante
prato delle rinascite.
Il maestro cavalca l’onda del fiume scintillante
ne conosce le anse fruscianti d’erba, i segreti anfratti,
conosce le carezze dei salici fulgenti.

Ma è il sole che si agita e che ci fa tremare.
L’orchestra invita il sole a splendere più forte.

***

La ruggine delle foglie

La violoncellista ci consegna la ruggine delle foglie,
l’inquietudine della grandine e i percorsi
dell’alba, la solitudine
che attraversa la strada.

Disegna curve che delimitano le rotte urbane,
il balbettio dei semafori, le finestre chiuse.

Le ciglia fitte annunciano la bellezza
delle periferie, le cifre necessarie.

Le dite s’inerpicano sulle corde e sono ragni
che tessono una ragnatela sonora che c’imprigiona.

Le note diventano vicissitudine che s’incide
nello sguardo fino al limite del bosco.

Apre sentieri profumati, rocce e vento radioso.
Le sue parole sanno di quarzite e di viole,
le consonanti sono chiodi che mostrano
pagine celesti.

Il margine della collina conosce la felicità dei corvi.
La violoncellista conserva il sapore di una festa d’aria.

***

Minuto diciotto

Aspetto il minuto diciotto della sinfonia Titano, signor
Gustav Mahler, è lì che il tumulto s’impenna,
imbizzarrisce, disarciona, è lì che l’impeto delle mani,
è lì che il corpo asseconda un vento, una furia, l’invisibile
assalto. Signor Gustav Mahler io non so dire
la bellezza. Ci sono le stagioni. Ci sono deserti
in attesa di un perdono, le infinite acque che ci restituiscono
migliori, ci sono gli esempi, le melagrane, l’azzurro del respiro,
ci sono le parole, gli scarabocchi degli uccelli, e c’è
quel minuto diciotto della sinfonia, sul quale mi piace
arrampicarmi, issarmi, sporgermi, precipitare.

***

Miles e il silenzio

Gentile Miles Davis sapessi come abbraccia il silenzio quando
le note di Blue room si mettono a passeggiare per la stanza,
quelle del piano saltellando lungo il pavimento, rimbalzando
contro la parete, della tromba invece bussano alle ante dell’armadio,
sotto la sedia improvvisano una piccola danza, è tutto uno stupore
e io sembro un gatto con la coda in sollucchero, gli occhi semichiusi,
un’estasi nel cuore che beve tutto il velluto della musica, quel magico
equilibrio che è miracolosa regola, acqua santa che benedice il buio.

***

La violoncellista

La violoncellista estrae dal pozzo della notte
un alveare volante, le rotaie
della metropolitana, un tonfo,
un garrulo stuolo di cornacchie,
il vento che gonfia le lenzuola, il vento
che fa di marzo un maestro di nitidezze.

L’archetto si profuma di laghi.

La violoncellista ci abitua ad ogni sorta di miracolo marino
la testa gonfia di singhiozzi
percorre le incongruenze delle periferie
i sussulti dei treni inghiottiti dalla nebbia
i tornanti scoscesi dell’amore.

La violoncellista esibisce a volte un sorriso che non è di questo mondo
ricorda le beatitudini del bosco
siepi di rosmarino spalancate sulle palpebre.

Ma io voglio vedere le sue gambe voglio vedere
se l’alba le disegna una città di mare sulla fronte.

 

 

Sul Pontile con Paolo Polvani

Sul Pontile con Emilio Paolo Taormina

ritratto

 

le parole
mi svegliarono
nel sonno
le ripetei
non volli scriverle
al mattino
le trovai
piene di rughe

*

la luce
di questo
istante
non passerà mai
due volte
per la tua mano
*

l’aria
della sera
come un vecchio
smemorato
ha perso il nome
di ogni cosa
resta appena
l’aroma dei limoni

*

sei come le due
o tre parole
che mi girano
per la mente
e cercano
il sigillo
del canto
l’orchidea
che di notte
nasconde
lo splendore
nel suo
profumo
*

scorre basso
il fiume delle stelle
verso l’estuario
del mattino
il vagito
di un bambino
ha acceso
le prime luci
nella lana della strada
mi riscalda
un profumo
di pane

*

il sogno
è rimasto
impigliato
allo specchio
come il profumo
di una donna
che si pettina
e va via

*

ho sentito
nel sogno
una mano bagnata
coprirmi il viso
ricordo
mia madre
un giorno di pioggia
sotto un
bombardamento
correre
verso il rifugio

***
— Poesie tratte da ‘’Le regole della rosa’’, ed. del Foglio Clandestino 2014
*

c’è un’isola
nel mio cuore
che non conosce
il mare
*

dio
era donna
e partorì
la luna
le costellazioni
i pianeti
anch’io
vorrei
essere donna
partorire
la parola
che le comprende
tutte
*

il mio sangue
ti coprirà
di stelle
e di minuscoli
coralli
*

gli amori andati
sono come i vecchi
siedono
l’uno accanto all’altro
non sanno che farsene
delle parole

*

nel tuo nome
c’è la casa
il geranio
il fuoco
il limone
gli occhi
del mattino
*

sul tavolo di cucina
alle cipolle
è cominciata
a spuntare
una coda verde
ci guardiamo
negli occhi
qualcuno
deve cominciare
a parlare

*

non rompe
di un niente
il silenzio
la foglia che cade
*

non sono
nel tuo specchio
sono alle tue spalle
sul sentiero
delle foglie cadute
non risuonano passi

***

— Poesie tratte da ‘’Lo sposalizio del tempo’’, ed. del Foglio Clandestino 2009

***
‘’Scrittura del frammento e della dislocazione, il lavoro in versi di Taormina è lavoro di una vita, lettura che richiede l’impegno di entrare nella misura e nella durata, nelle pieghe delle immagini. Adeguato il respiro, sabbia, mare, coralli, tramonto, stelle, onde, i segni lasciati nell’uomo dalla terra. E cambia la visione delle parole: dallo sguardo fotografico alla prospettiva del sentimento.’’
( Dalla prefazione di Massimo Barbaro, in ‘’ Lo sposalizio del tempo, pag.115)

Emilio Paolo Taormina è nato nel 1938 a Palermo dove vive. Dal ’62 cura un’attività commerciale specializzata in musica rock, folk, blues, jazz. Sue opere sono state tradotte in albanese, armeno, croato, francese, inglese, portoghese, russo, spagnolo e tedesco. È presente in antologie e riviste internazionali.
(Da ‘’L’Autore’’, in ‘’Lo sposalizio del tempo’’, pag.117)

 

Nell’immagine: Emilio Paolo Taormina, fonte: http://www.margutte.com

 

(Alba Gnazi)

Sul Pontile con Emilio Paolo Taormina

Sul Pontile con Bruno Galluccio

galluccio

 

morire non è ricongiungersi all’infinito

è abbandonarlo dopo aver saggiato

questa idea potente

 

quando la specie umana sarà estinta

quell’insieme di sapere accumulato

in voli e smarrimenti

sarà disperso

e l’universo non potrà sapere

di essersi riassunto per un periodo limitato

in una sua minima frazione

***

contro gli eccessi dei luoghi aperti

che portano strade di troppe cifre

si leva l’invenzione dello zero

sul vuoto finestra quasi ellittica

occasione del niente

quantità e pura meraviglia

si pone fermo ad impedire

ogni tentativo di moltiplicazione

varco di sbarramento ai naturali

simbolo da eresia

pone un numero al vuoto

una misura

***

*

si apre il sogno di una tempesta

che occupa metà dell’acqua notturna

allora cerchiamo di accumulare risposte

per le domande che verranno

 

il ripensamento è scrostato dalle superfici

e ora naviga alla velocità del pensiero della luce

le diversioni appaiono legni contorti

e l’ultimo istante prima del sonno

rialza la separazione tra i pensieri

 

ciascuno entra nei sogni con l’abbandono e il sollievo

di essere una solitudine

***

la parola che mi dicevi entrava nella costola

come un’operazione

ma ora ho vergogna di una piccola ferita

che nessuno riconosce

che non ha una voce

che non è un dolore

ma negli anni non ha smesso

di bisbigliare

***

tutto il dire che scrivo

per te da orto a orto buio

nel buio inverno per te

la stagione dei venti

la mia casa nel vento

 

racconti a lampi i morti

che verranno da uno ieri

distaccato e sfibrato

sotto luce di porfido

 

si può ricostruire

il guardarti le labbra

dovremmo stare l’uno

nella voce dell’altro

senza le scorie

come dopo la forza

dell’avere taciuto

***

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”Una raccolta che si sviluppa intorno a due fuochi. Due diversi tipi di smarrimento che in realtà Galluccio riesce miracolosamente a incrociare. Da un lato questo smarrimento segue i pecorsi di tematiche esistenziali più tradizionali al mondo della poesia, seppure per squarci deformanti o esplicitamente onirici. Dall’altro lo stupore è legato a tematiche scientifiche, alla matematica, alla fisica, alla cosmologia. (…)”

Bruno Galluccio è nato a Napoli. Laureato in Fisica, ha lavorato in un’azienda tecnologica occupandosi di telecomunicazioni e sistemi spaziali.

(Dalla quarta di copertina)

 

Tutte le poesie sono tratte da La misura dello zero, Giulio Einaudi Editore 2015.
”si apre il sogno di una tempesta” è la seconda parte di ”vedo le pareti dove la finestra si apre”, a pag.47 sul libro; le due sezioni sono effettivamente separate da un asterisco, qui riportato. 

La copertina del libro è stata reperita sul web.
Immagine in alto: Ritratto dell’Autore eseguito da Francesco Ardizzone, fonte:
https://ivoltidinapoli-napoli.blogautore.repubblica.it

 

(Alba Gnazi)

Sul Pontile con Bruno Galluccio