*
Ai crocevia si può soffocare di libertà
ma le simmetrie sono solo apparenti: tra due emisferi
c’è sempre quello che sostiene soffrendo
le possibilità che si ricevono uniche. L’altra parte
tende ad estendersi su nature inaccessibili.
Lo spazio che occupa è flessibile
secondo la generosità delle stagioni.
C’è sempre un nucleo irriducibile
di cui ogni tessuto è membrana,
ogni uomo ha la sua Arcadia.
*
Proteggere I
L’emotività oziata
che si oblia nelle piaghe
rassicuranti della sconfitta.
Queste genti
che hanno i lineamenti dell’osco e dell’etrusco
pietrificano tutte in un volto solo
rigato come i costoni di roccia
dalla pioggia nelle falesie
che immancabilmente deve
sfollare i carotaggi,
pena il sovrappopolamento
o l’implosione
per le risorse scarse.
Poi si resta soli come genitori
a tenere tutto dentro
trovando ogni volta un trucco
di bentornato
aggrappati a una radice che muore.
*
Cieli d’asfalto
Cruscotti illuminati nella notte
come piccoli callidi focolari
a cui si scaldano figli padri e madri
intere famiglie, tempietti dell’amore
che non mòve il sole e l’altre stelle
semmai l’economia dei carburanti
che tanti altri tempietti regge
nel tempo che per la fisica di Einstein
rallenta, e nell’affetto
che ‘sì dilatato si gode più a lungo
e non s’invecchia.
Mi hanno detto che si deve fare
dell’impoetico il poeticissimo,
estrarre la bellezza da tutte le cose.
*
Poesia dell’ateo
L’unico divino appostato
dietro ogni meraviglia che ci lasci
a bocca aperta – che sia una falesia
un campo di grano giallo a sfinimento
oppure un’innaturale
cupola asimmetrica che si regga
su esili tiranti, uno due tre
semplici calcoli, come lo schiocco
delle dita, medio pollice indice
senz’afasia – consiste nel fatto
che ci sia un gruppo
più o meno grande di persone
che guardandole si incanti di benessere
e di sospensione di giudizio compiacente
e da lì vada a rinvenire testi sacri
e dei superni, ai quali demandare il compito
di ripetere il prodigio
ogni giorno, preferibilmente a comando.
*
Szymborskiana
La verità è che passa il tempo
e abbiamo sempre meno da scambiare
con le strade, con le case, con gli uomini
con gli odori, con i colori, con tutti i nostri noi
che vivono rinchiusi
lontano dallo sguardo del mondo.
Scrivere è prima di tutto stupirsi
tenere il capo della miccia
che s’infila sotto tutte le montagne
e che raggiunge tutte le vallate.
Il fuoco che sfida il nero del sogno
l’oro del lustro, il ghigno del giorno.
Scrivere è ritrovarsi in una casa altra
votarsi naturalmente ad essa
rassettare tutte le sue stanze
con l’ottimismo della tigre:
l’inconsapevolezza che tratta incautamente
tutte le consapevolezze.
Ma il gesto si fa sempre più controllato
e l’edificio necessita d’interventi
sempre più particolareggiati,
o forse le crepe danno troppa luce.
da Gli anelli di Saturno, Edizioni Ensemble srls – Roma, 2018
(Articolo a cura di Patrizia Sardisco)
(foto: fonte web)
Grazie infinite e di cuore Patrizia, a te e allo staff di “Un posto di vacanza”, quindi anche a Giovanni e Alba.
Un caro saluto
Fernando
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Apprezzo la poesia di Fernando per la sua sobria dizione, la schiettezza espressiva che va dritta al cuore delle cose, senza però venire meno alla ricerca sul linguaggio, alla potenza evocativa della parola. Bel lavoro!
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Ciao Fabrizio, grazie infinite.
Un caro saluto
Fernando
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“estrarre la bellezza da tutte le cose” è una delle possibili mission della poesia di Fernando della Posta che apprezzo particolarmente per quel suo certosino scavare nell’intimo, una l’ho rubata per la mia rubrica settimanale “Gioielli Rubati”
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[…] di Fernando Della Posta da Gli anelli di Saturno, Edizioni Ensemble srls – Roma, 2018: qui https://unpostodivacanzasite.wordpress.com/2019/01/15/fernando-della-posta-gli-anelli-di-saturno/ […]
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